Cerca nel blog

mercoledì 19 gennaio 2011

Perché b. non si dimette?

b. non si smentisce, identico a se stesso anche nell'evidente schizofrenia delle sue dichiarazioni. L'avevamo lasciato turbato, infastidito, indignato in un video di difesa preventiva, ieri dichiara che si sta divertendo. Se fosse vero sarebbe l'unico attualmente in Italia. Ma non è questo il punto: è un uomo chiaramente incapace di alcuna sincerità ed onestà: gli hanno dato un copione (francamente poco credibile ma giustificabile), l'ha interpretato fedelmente pur dovendo a più riprese guardare nei fogli per parlare della sua vita riscritta a beneficio dei telespettatori, poi l'hanno lasciato solo per pochi minuti e rieccolo con la sua spacconeria. Incontinente, senza dubbio alcuno. A chi gli chiede di dimissioni risponde che è da matti e questo è il suo linguaggio. Ma b. non è affatto solo quando si rifiuta di farsi da parte: è ancora una volta circondato dalla sua corte che si aggrappa a lui disperatamente. Deve dimettersi? Allo stato attuale è accusato di reati gravi, è sacrosanto che gli venga riconosciuto il diritto di difendersi (nelle sedi opportune e il più in fretta possibile), ma qualunque persona dotata di un minimo di intelligenza politica e di senso dello Stato gli consiglierebbe (e di fatto gli consiglia) di non trascinare l'Italia ancora più giù di quanto non sia. Non mi riferisco al PD che si permette di chiamare a raccolta le donne lese (perché non ha fatto lo stesso con i lavoratori nei recenti fatti della FIAT?) nella loro dignità e che le accusa di non essersi sollevate abbastanza: se le favorite del cosiddetto premier sono state elette è colpa di una legge elettorale che ha presentato liste blindate e che continua ad essere vigente. A chiedere il passo indietro sono i consiglieri  di b. stesso, gente che gli è stata accanto e che, lucidamente, si rende conto che un cambiamento è necessario e dovuto, anche per soddisfare le aspettative dell'elettorato cattolico. Ma b. non sa scegliere, l'abbiamo visto dalle intercettazioni: si circonda di cortigiani adulanti che ovviamente non hanno alcun interesse a che il suo potere finisca. L'ha detto Ruby con crudezza, finché c'è lui lei mangia. E' l'identico discorso che fanno e si fanno quanti lo tengono su quella poltrona. Se va via lui, che mangiano?

venerdì 14 gennaio 2011

Se io fossi operaio.

Se io fossi operaio non saprei se votare sì o no, se annullare la mia dignità per un posto di lavoro, se accettare un ricatto che non ha uguali.
Se io fossi operaio guarderei la mia famiglia e mi chiederei se posso permettermi un sussulto d'orgoglio che pagherebbero poi i miei figli oltre a me.
Se io fossi operaio mi sentirei dilaniato a dover scegliere fra la mia sopravvivenza e la solidarietà agli operai, uguali a me, della FIOM.
Ma se io fossi Fassino o Berlusconi tacerei.