La storia di Nicky Persico è singolare, come lo è lui, del resto. Avvocato pugliese battagliero su più fronti, tutti di grande impegno civile, è uno dei primi ad occuparsi di stalking su FB (poi proseguendo nella vita reale con l'assistenza alle vittime e la presenza a congressi e convegni sul tema), attraverso un gruppo di auto-aiuto. In qualche modo ciò gli cambia la vita e ne è testimonianza il libro che scrive, "Spaghetti Paradiso", un giallo ambientato in Puglia, scritto con quel tocco umoristico, proprio di Nicky, che non toglie suspence e gravità al racconto. Lo scritto viene notato per le sue qualità indubbie e i diritti acquistati da Baldini Castoldi Dalai che lo ristamperà e lo pubblicherà a breve. Conosco Nicky da anni, ma, per quanto possa essere legata a lui, il mio giudizio sul romanzo è onesto ed obiettivo: toccante, scritto bene, importantissimo per la tematica che affronta. Ed è proprio dallo stalking che parto, in questa chiacchierata, perché la tragedia che si sta consumando in Italia, e che ha il nome di femminicidio, non può lasciarci indifferenti; ma anche e soprattutto perché si conosca meglio che cos'è lo stalking, giacché molte vittime non sono consapevoli di essere tali. Un grazie a Nicky per la sua disponibilità con la certezza (non l'augurio) che il suo libro sarà un successo.
1) "Spaghetti Paradiso" presenta il tema dello stalking: come nasce il tuo interesse per questo problema?
Nasce dalle esperienze dirette che ho fatto durante la mia professione. Per una serie di circostanze, ho iniziato ad avere a che fare in modo ricorrente con questo fenomeno molti anni fa, quando la parola “stalking” era sconosciuta. Molte storie di donne che mi sono ritrovato a difendere si somigliavano, avevano tratti comuni e ricorrenti. Ho così iniziato a chiedermi se fosse solo una coincidenza, o se ci fosse qualcosa di più, dietro. In pratica, è come se avessi fatto lo stesso percorso di una vittima, con tutti i sintomi del caso: sottovalutazione, minimizzazione, convinzione che fosse questione relativa al singolo caso, inconsapevolezza, strumentalizzazione, ed anche manipolazione. Se non conosci il contesto, sei disorientato, e lo stalker ne approfitta a piene mani. Poi ho iniziato a studiare il fenomeno cercando dei riscontri, e ho capito che si trattava di qualcosa di diverso, molto spesso sistematico e pianificato. Con gli anni, poi, è aumentata la consapevolezza, gli strumenti, le possibilità di approvvigionamento di informazioni da parte di esperti nel campo della psichiatria e della psicologia, e quelle di investigazione. Ho avuto maggiori possibilità di imparare, insomma, e ho cercato di farlo al meglio che ho potuto. Ma ho sempre la sensazione di avere ancora tanta strada da fare.
2) E' allarme "femminicidio" in Italia: secondo te perché proprio nel nostro Paese è così preponderante l'uccisione di donne da parte di uomini?
E' un dato cui è difficile trovare una risposta logica. Ci sono Paesi dove la violenza cosiddetta 'di genere' è molto più diffusa, e anche tollerata. Basti pensare, per esempio, alle donne sfigurate dall'acido. La risposta più istintiva che può venire in mente, quindi, è quella che ricollega i dati alla condizione femminile. Ma sinceramente è anche la più sconcertante, e mi piacerebbe tanto rifiutarla. Tuttavia, è innegabile, la condizione femminile in Italia ha visto progressi significativi solo negli ultimi anni, come ad esempio il riconoscimento dei reati sessuali come reati contro la persona, anziché contro la morale. Esiste certamente un modello culturale che, pur essendo in via di eradicazione, è ancora presente. E penso che talvolta venga usato da parte di soggetti senza scrupoli come supporto per crearsi, almeno parzialmente, un alibi da spacciare all'esterno come giustificazione dei propri comportamenti.
3) Che cosa è esattamente lo stalking? Chi ne è vittima ne è sempre consapevole?
Lo stalking è un universo infernale e - mi riferisco ovviamente non a tutti, ma alla stragrande maggioranza dei casi - fatto di manipolazione, viltà, crudeltà, invidia, parassitismo, squallore e idiozia. Manca del tutto, a mio modesto avviso, la non consapevolezza: si tratta di soggetti che compiono le loro azioni in totale padronanza. Piccole persone, capaci solo di accanirsi su qualcuno che è in difficoltà - anche precostituita ad arte con un lunghissimo lavoro preparatorio - e quindi messe scarsamente in grado di difendersi. Quando poi la vittima cerca di sottrarsi, questi soggetti scatenano la loro furia infantile e cieca. Insomma, sono soggetti dannosi per la società, e la società ha il dovere di tutelarsi. Sono come dei buchi neri: intorno a loro generano infelicità attraverso chiunque entra con loro in contatto. E come se non bastasse, sono pure un costo sociale elevatissimo. Cito da una relazione del Parlamento Europeo del 2011: "...secondo gli studi disponibili sui paesi membri del Consiglio d'Europa, si stima che il costo annuale della violenza contro le donne si aggiri intorno ai 33 miliardi di euro". A occhio, per l'Italia credo siano circa 4 miliardi: praticamente una manovra finanziaria. Questa cosa mi torna in mente ogni volta che faccio benzina. Credo ce ne sia abbastanza per fare il possibile e contrastare il fenomeno. Per il bene di tutti. Per quanto concerne il secondo profilo, la vittima non è sempre consapevole di esserlo, perlomeno fino ad un certo punto. Nello stalking caratterizzato da manipolazione, ad esempio, quasi sempre la vittima è convinta di essere addirittura la causa di quello che le accade. Prima di prendere coscienza si colpevolizza, giustifica paradossalmente l'aggressore, e questo la rende addirittura poco credibile. E' un gioco perverso, nel senso che inverte le situazioni, ed è creato ad arte. Il vero inizio del percorso di reazione, quindi, si realizza a mio avviso nel momento in cui la vittima inizia a capire che le cose non stanno così. A quel punto entrano in gioco gli altri presìdi che il manipolatore ha messo in atto, che siano paura, ricatto, o altro (che si traducono anche in poca credibilità, e poca capacità di spiegare tutto questo all'esterno). Il manipolatore, allora, scatenerà altre iniziative, come la diffamazione tesa a dipingere un quadro diverso, in cui la vittima verrà descritta, ad esempio, come una poco di buono, oppure una squilibrata. Tutto, pur di negare all'esterno la vera natura prevaricatrice e violenta dello stalker nei confronti della donna contro la quale si è scatenato.
Frequentissimi sono, anche, i casi di “doppia vita” dello stalker, che si dipinge magari come incredulo oggetto della vendetta di una relazione amorosa finita male, molto spesso del tutto inesistente, e rivelerà poi, invece, comportamenti seriali pregressi, e talvolta deviazioni sessuali, non infrequentemente la pedofilia. Iniziano quindi, per la vittima che vuole reagire, una serie di ostacoli da superare. Tutto questo alla vittima, come dicevo poc'anzi, sembra un inferno, e invece è solo un polverone, una cortina di fumo, oltre i quali c'è solo un piccolo essere molto cattivo e mediocremente intelligente, che crede - solo lui - di essere un dio in terra. Ma è solo una sua convinzione. Quando la vittima comprende questo, il polverone si dirada come per magia, ed è a quel punto che lo stalker può diventare, però, pericoloso. Questa è, a mio parere, la fase in cui la vittima deve porsi fisicamente in sicurezza. Naturalmente ho descritto una situazione-tipo, mentre ogni caso ha delle proprie peculiarità che vanno di volta in volta considerate. Il mio consiglio è di rivolgersi sempre a professionisti, chiedere aiuto, parlarne. La solitudine, purtroppo, può costare molto cara. Certo, serve molta forza, per fare questo, ma le vittime sono quasi sempre persone straordinarie, e dentro di sé potranno trovarla senz'altro, se in cambio si stanno riprendendo la propria vita. E si renderanno conto, poi, che hanno fatto bene a reagire, che spesso l'uscita è più semplice di quanto sembrava, e che alla fine il diavolo non è mai così brutto come lo si dipinge. Loro sono belle persone, gli stalker no: questo non devono mai dimenticarlo, ed è una realtà che nessuna manipolazione potrà mai cambiare.
4) Nella pratica, che cosa dovrebbe fare una vittima di stalking per proteggersi?
Informarsi è la prima arma: consapevolezza e autostima viaggiano di pari passo. Decifrare il proprio stalker consente inoltre di porsi in sicurezza nelle fasi cruente che dovessero manifestarsi.
5) Sei un avvocato impegnato su più fronti: quali sono le cause che t'interessano di più?
Non ho delle preferenze, e del resto il percorso professionale di ognuno è sempre dettato, anche molto, dal caso. Ci sono stati eventi lavorativi, però, che mi hanno inevitabilmente coinvolto per la loro intensità riflessa, come quello dell'ATR 72 precipitato a Palermo nel 2005, o quello del peschereccio di Molfetta affondato nel 1994. Il dato più importante che ne traggo, è la forza della solidarietà. I familiari delle vittime si sono aiutati e si aiutano tra di loro, anche concretamente. Mi riferisco, ad esempio, al supporto fornito dalla Fondazione 8 ottobre di Milano, creatasi a seguito dell'incidente del 2011 dove ci furono 118 vittime, al comitato dei familiari dell'ATR, i cui passeggeri – di cui 16 hanno perso la vita – erano quasi tutti di Bari e provincia. I familiari del disastro di Milano Linate hanno suggerito e incoraggiato la costituzione del comitato di Bari e si sono anche poi costituiti parte civile al processo di Palermo. In seguito, i familiari di Bari hanno a loro volta aiutato quelli del peschereccio, ed è anche grazie a loro che sono stati reperiti i consulenti che oggi affiancano una parte dei difensori. Ci sono stati anche, ad esempio, giornalisti che hanno svolto e svolgono il loro lavoro rendendolo un supporto prezioso, e tante altre situazioni simili. Insomma, una straordinaria catena di persone. Persone umili, coraggiose, ostinate, generose: un vero patrimonio sociale. Non posso citarle tutte, ovviamente, ma loro sanno bene che è proprio a loro, che mi riferisco, e sono proprio loro, che ancora una volta voglio pubblicamente ringraziare.
6) "Spaghetti Paradiso" ti ha 'consacrato' scrittore: come lo sei diventato ed hai intenzione di continuare sulla strada della narrativa?
Lo sono davvero diventato? Non saprei, sinceramente, ma se lo fossi, è stato grazie ad un piccolo racconto, e ad una generosa persona che si chiama Lara Cardella, che lo ha letto e mi ha incoraggiato a pubblicarlo. Poi ci sono state altre persone, che lo hanno letto e ne hanno parlato, e poi altre ancora che mi hanno portato in un posto incantato: il festival “Il libro Possibile”, a Polignano a mare. A proposito: quest'anno si ripete, dall' 11 al 14 luglio. Veniteci, se potete, è un evento irripetibile. Poi mi è accaduto di scrivere un romanzo, per raccontare lo stalking come io lo conosco, rendendolo però 'leggero' il più possibile, al fine di poterne fare anche uno strumento di sensibilizzazione. Ecco, mi ci sono impegnato così tanto che alla fine è piaciuto come romanzo in sé. Poi, dopo l'esordio con una piccola e coraggiosa casa editrice locale, è stato notato in altri contesti, ed è approdato ad una casa di primario rilievo nazionale, Baldini Castoldi Dalai, che ci ha creduto. In tutto questo c'è stato il ruolo fondamentale di un agente, Simone Morandi, che ha messo molta creatività nel suo capace operato, e Alessandro Dalai in carne ed ossa, che una sera, a Milano, nel suo ufficio mi ha detto che il libro era ok. Inutile essere ipocriti: credo di essermi sollevato dalla sedia di una ventina di centimetri, mentre pronunciava quelle parole: il primo caso nella storia di levitazione editoriale, penso. Poi hanno dovuto tirarmi giù di peso per evitare danni alla plafoniera del soffitto. Non lo dimenticherò mai. Sono ancora frastornato, da tutto questo. Comunque, voglio specificare che io non ho scelto di fare lo scrittore: è stato lo scrittore che ha scelto di fare me. Ora scrivo sempre, di continuo, di tutto e su qualsiasi superficie. Se non mi calmo prima o poi mi arresteranno.
7) Com'è cambiata, se è cambiata, la tua vita dopo questo libro?
Non lo so ancora, ma io mi sento sempre quello di prima. Anzi. Se possibile sono aumentate le mie insicurezze, le mie paure, e di pari passo, però, il mio entusiasmo per lo scrivere e per il mondo dei libri in generale. Sono stato al Salone del libro di Torino: quattro giorni con gli occhi sgranati e il gelato sciolto in mano. Un bimbo.
8) Sei un esordiente che approda ad una grande casa editrice: possiamo finalmente dare un messaggio di speranza nella meritocrazia ai giovani?
Io, ovviamente, dal mio punto di vista credo proprio di si. Non conosco ancora bene il mondo editoriale, e intendo non al punto, almeno, da esprimere dei pareri attendibili. Certo è che il problema maggiore, ritengo, sia quello di far giungere la propria opera a chi può davvero decidere. Ma è un ostacolo logistico oggettivo, dovuto alla immensa produzione letteraria. Insistere, però, può portare a risultati. Non bisogna arrendersi alle prime difficoltà. Questo credo sia l'unico consiglio sensato che io possa dispensare.
9) Quali sono le tue letture?
Sono il classico lettore onnivoro, perché in ogni libro c'è qualcosa che vale sempre la pena di essere letto: c'è l'anima delle persone, indipendentemente da come è stato scritto. Prediligo, comunque, i libri che fanno ridere, e quelli che fanno pensare. L'ultimo che ho letto è stato “Adolfo Kaminsky: una vita da falsario”. Una esistenza intera dedicata a salvare la vita di persone sconosciute a rischio della propria, una figlia che scopre tutto da adulta e scrive un libro sul padre, una storia vera: struggente. Se potessi, lo farei leggere a tutti i ragazzi del mondo. E anche a tutti gli adulti del mondo, e anche a tutti gli abitanti del mondo: ma solo a loro, però.
10) Quanto di autobiografico c'è in "Spaghetti Paradiso"?
Purtroppo nulla, perché Alessandro Flachi – il protagonista - è forse la persona che avrei voluto essere. Tutti quelli che hanno detto che a leggere il libro sembra di vedere me, si sbagliano di grosso, anche se mi conoscono bene e da tanto tempo. E' una allucinazione collettiva sicuramente. Ripeto, non c'è nulla di me, in quel libro. Lo negherò in qualsiasi sede. Piuttosto, ci sono molte persone che conosco. Amici come il mio amico Nino Ghiro, avvocato penalista, oppure Luca Squicciarini. E' un libro 'altrobiografico', diciamo.
11) Possiamo almeno spiegare il titolo che è decisamente caratteristico?
Non so se resterà tale, quando il libro uscirà. Comunque si ispira ad una ricetta, i cui ingredienti principali sono due persone che si fondono in tutti i sensi, a fiamma allegra. E' una ricetta che racconta una situazione da sogno che chiunque può vivere, se ci fa caso, e nella quale gli spaghetti ci sono davvero, e c'è anche il paradiso. Quel paradiso in terra che è l'Amore, quello con la “M” maiuscola. Quello fatto di comprensione, di anime che si toccano, di corpi che si sfiorano, di labbra che si accarezzano, di occhi che scintillano, di gioia che ti fa volare via, dovunque tu sia. Quello di cui non parlo mai, e che ho voluto raccontare così. Perché ce n'è tanto, intorno a noi, e a volte non lo sappiamo più riconoscere. Per riuscirci, si può provare con la mia ricetta: mi hanno riferito che funziona...
Per me Nicky è stato un vero e proprio miracolo. Lui non si limita a tutelare le vittime di stalking,ma le rende consapevoli della propria forza. Grazie al suo libro, ma soprattutto alla sua presenza, io ho ripreso in mano, di dieci anni perduti nella violenza e nel silenzio, venti anni di fiducia e di amore per la vita.
RispondiEliminaEleonora Giovannini. Ex vittima di stalking.
Non avevo mai letto, fino ad oggi, questo commento, Eleonora. L'intervista non mi era più capitato di rileggerla...
RispondiEliminaIo ti ringrazio, ma tu sai anche che non è vero quello che dici: la forza è tua, e così è per la bellezza interiore. La fiducia e l'amore per la vita ne sono solo la conseguenza. Io non ho meriti, in questo. Un grandissimo abbraccio per tutti i progetti che stai realizzando via via, e tutta la vita che ti sei ripresa, più bella e intensa di prima: te la meriti tutta. Abbracci. Nicky