Mariano Sabatini ha la TV ormai mescolata al sangue: è stato autore televisivo, è critico, lavora in radio, partecipa a trasmissioni televisive, è scrittore e poi...Provate a guardare su Wikipedia, c'è da perdersi di fronte alla sua esperienza. Oggi potete leggere le sue critiche televisive sul portale di Tiscali, sul blog "Televisionando" e seguire la sua rubrica di recensione di libri su Idearadio. Se il successo di una persona si misura dai suoi nemici, Mariano è ai primi posti: odiato e perfino querelato perché la sua penna non risparmia nessuno. "E' la tv, bellezza" è il suo ultimo libro, edito da Lupetti, un volume prezioso per barcamenarsi fra quanto ci viene offerto da tutte le reti, il meglio e il peggio, da cui il sottotitolo "Se la conosci la eviti".
1) Leggendo il tuo libro, si ha la sensazione che la TV dei nostri giorni non ti piaccia, soprattutto rispetto a quella del passato. E' così?
La gran parte della tv, certo, non mi piace. Ma non sono apocalittico (il riferimento è alla celebre definizione di Eco n.d.r.). La tv di ieri, ossia degli anni Cinquanta o Sessanta o Settanta, era migliore perché lo erano le persone che la ideavano e realizzavano. Dagli anni Ottanta in qua, con l’avvento delle emittenti private, e poi con Berlusconi al governo da metà anni Novanta c’è stato un netto scadimento dell’idea di società e quindi dei costumi. La peggiore eredità del berlusconismo è la perdita di pudore. La televisione di oggi ha perso i freni inibitori, in nome della pubblicità e dell’Auditel si compie ogni efferatezza. Perciò il mio libro è raccomandato a quanti vogliono capire i mutamenti sociologici attraverso il piccolo schermo.
2) Le critiche più feroci riguardano la TV del dolore: vedi un antecedente significativo nella tragedia di Alfredino Rampi e poi un ulteriore spartiacque con l'11 Settembre. Come dovrebbe, secondo te, la TV trattare fatti di attualità del genere e c'è una differenza fra Rai e tutte le altre reti?
Non c’è grande differenza. I salottini al sangue della Venier, al di là dei toni, non si differenziano da quelli della tanto Barbara D’Urso o di “Quarto grado”. Mentre troppo spesso “Chi l’ha visto?” si trasforma in “Chi l’ha ucciso?”. Quello che risulta insostenibile sono le soap costruite attorno ai fattacci di cronaca nera, con ex annunciatrici, giallisti, preti, attricette che dicono il loro “secondo me” sui delitti, vicende umane palpitanti che meriterebbero maggior rigore e rispetto. È il giornalismo improntato al “cosa prova”, emozionale e non basato sui fatti. Precede non solo le sentenze e le indagini ma anche le notizie. Per questo genere di cronaca basterebbero i tg, oppure le trasmissioni di Franca Leosini, scientifica nella scelta e nel racconto dei casi.
3) Ci sono alcuni personaggi che ricorrono nelle tue critiche, Maurizio Costanzo, ad esempio, come l'emblema di chi non sa e non vuole andare "in pensione". Anche la TV ha bisogno di una 'rottamazione' e che cosa pensi degli eterni lai di Pippo Baudo?
Non dovrebbe esserci rottamazione, nel senso che i personaggi dovrebbero poter lavorare finché incontrano l’apprezzamento del pubblico oppure, se fanno scelte alte e in controtendenza, possono occupare fasce di palinsesto meno ambite, magari su reti di minore visibilità. Dopo aver provato e riprovato nel pomeriggio di Raiuno, tanto per dire Costanzo ora si è spostato alla notte e su Rai Storia. Baudo si è proposto in prima serata su Raitre, forse a tarda sera avrebbe dato risultati migliori. I professionisti che, pur rappresentando pezzi di storia della tv, non mostrano di voler cedere il passo rasentano il patetismo.
4) Ti occupi di approfondimento politico e non lesini elogi a Santoro, allo stesso tempo hai accolto favorevolmente lo spazio riservato a Ferrara: si può essere equidistanti nei giudizi nonostante le proprie idee politiche?
Si può essere leali, si deve esserlo. Santoro e Ferrara sono dichiaratamente faziosi e in questo senso non ingannano il pubblico, chi li segue sa cosa aspettarsi da loro. L’obbiettività non esiste, perché anche raccontando i semplici fatti si compiono delle scelte in base a sensibilità, cultura, posizioni politiche… L’onestà giornalistica sta nel non apparire diversi da ciò che si è e da ciò che si offre al pubblico.
5) Hai toccato alcuni "intoccabili", Fiorello, ad esempio. Esistono davvero gli intoccabili per un critico televisivo e possiamo guidare chi ci legge a riconoscere chi siano attraverso una disamina delle critiche fatte da altri nomi illustri?
Per me non esistono intoccabili e l’ho dimostrato attirandomi le ironie di Fiorello su Twitter e di Aldo Grasso. Il valentissimo critico del Corriere della Sera, dopo la mia partecipazione a “Uno mattina in famiglia” dove sollevavo dei dubbi su “#ilpiùgrandespettacolodopoilweekend”, ha detto che lo showman siciliano stava salvando Raiuno e che quella che avevamo espresso era tutta invidia. Mai sognato di fare l’intrattenitore o l’animatore di villaggi. Ecco, forse Fiorello è per Grasso un intoccabile.
6) Usi un linguaggio che non è affatto "popolare", con citazioni colte e vocaboli talora desueti: il tuo pubblico ti ha sempre seguito? Non temi di perdere lettori?
Non ci ho mai pensato. Pensa che mia moglie, insegnante di latino e greco, sostiene che scrivo in modo troppo giornalistico. Oltre a doverle spiegare che quando guardo la tv sto lavorando, devo anche difendermi dalla sua matita rossoblu. Comunque i lettori non si inseguono e nessuno mi ha mai scritto per avere delucidazioni su un termine o un passaggio oscuro. Le citazioni non sono per lo sfoggio delle letture fatte, semmai vogliono essere esplicative, segnalare ascendenze o familiarità drammaturgiche.
7) Lamenti l'assenza dalla TV di alcuni personaggi: Luttazzi, Rispoli e Sampò per citare i primi nomi. Chi altri manca? Sono tutti vittime di censura?
Sampò e Rispoli sono considerati vecchi, invece credo che potrebbero dare il loro apporto, se adeguatamente collocati. Su Luttazzi pesa ancora l’editto bulgaro. Alla tv di oggi manca solo Corrado Guzzanti, che appare di tanto in tanto su Sky con la sua satira alta, lontana dalla cronaca e dunque illuminante. E poi sono spariti, e mi chiedo perché, Oreste De Fornari e Gloria De Antoni, Carla Urban, Gianni Minà.
8 ) Come hanno reagito i personaggi "feriti" dai tuoi fulmini: qualcuno si è vendicato? Si sono mai rivolti ai giornali per cui lavori per tappare la tua "boccaccia"?
È successo spesso. Simona Ercolani mi ha aggredito poco elegantemente per strada, Salvo Sottile mi ha querelato per un pezzo apparso sul portale di Tiscali. Non credo a chi dice che la critica deve essere costruttiva, è una sciocchezza. Altrimenti un critico farebbe il direttore di rete o l’autore o il life coach. Una recensione deve essere argomentata, bisogna spiegare il perché un programma non ci piace o perché viceversa lo apprezziamo. Tutto qui, senza infingimenti. In questo senso mi riconosco in una definizione che Barbara Alberti ha dato di me: “il più cattivo dei cattivi, perché troppo buono per dire bugie”.
9) Auspichi dei programmi affidati a Travaglio e Sgarbi. Chi sono gli altri personaggi che, secondo te, sono sottovalutati e in cui intravedi un buon potenziale?
Se solo dimenticasse la politica, Sgarbi sarebbe un grande divulgatore di arte e letteratura. Travaglio è televisivamente maturo e potrebbe viaggiare in autonomia da Santoro. Darei un programma ad Antonio Caprarica. Mi piacciono molto Dario Vergassola, Geppi Cucciari, Teresa Mannino. Il problema sono le idee e gli autori perché i programmi tendono ad assomigliarsi un po’ tutti.
10) Chi invece toglieresti e subito dallo schermo? (Giusto per non farti altri nemici).
Non toglierei nessuno d’imperio. Mi piacerebbe che i telespettatori cominciassero a fare scelte consapevoli, senza assecondare il guardonismo da tamponamento. Vi sarà capitato in autostrada di dovervi stare in coda per via di un incidente e del sangue che tutti vogliono vedere. Stessa cosa accade in tv, davanti ad una rissa o a un programma di cronacaccia.
11) Se non dovessi guardare la TV per mestiere, quali programmi seguiresti? E quali vorresti invece che venissero trasmessi?
Quando non devo scrivere accedo la tv solo per quei programmi che mi incuriosiscono. Certamente i tg, i serial stranieri, i film, i documentari… Ma il problema non è tanto l’offerta, quanto la sua fruizione passiva. La tv è uno strumento neutro, l’uso che ne facciamo fa la differenza.
12) Uno sguardo alla TV dei bambini: accusi spesso il MOIGE di intervenire in modo inopportuno. Quali programmi tu ritieni diseducativi e quali credi dovrebbero essere trasmessi?
Sarebbe giusto tornare ad una tv pensata dai ragazzi e non fatta dai ragazzi. Per fare un esempio, “Ti lascio una canzone” snatura l’ingenuità dei minori, costringendoli a misurarsi in prima serata, dunque dinanzi ad una platea vastissima, con testi scritti per interpreti adulti. Sono costretti a scimmiottare sentimenti, passioni, emozioni che non conoscono se non per sentito dire e con cui entrano in contatto anzitempo, per esigenze di spettacolo.
13) Riguardo all'uso della figura femminile in TV non apprezzi programmi come "Bisturi", ma in generale la donna in TV ti sembra abbia un ruolo pari a quello maschile?
No, hanno un ruolo predominante, mi passi il paradosso. Le presentatrici delle prime serate hanno un potere pari, se non superiore, a quello di un direttore di tg e sono di più rispetto ai colleghi uomini. Spariti Baudo, Tortora, Bongiorno, Corrado, è la stagione di Marcuzzi, Perego, D’Urso, Panicucci, Clerici, Ventura.
-Figure quali le "veline" mortificano la femminilità? E qual è la differenza con le vallette mute di Mike Bongiorno?
Premesso che Ricci potrebbe scegliere di eliminarle e “Striscia la notizia” non perderebbe in appeal, non mi pare che nessuno le obblighi a quel ruolo. Ballano, conducono televendite su cui Bongiorno ha costruito la seconda parte della sua carriera, si mostrano nella loro avvenenza, prendono confidenza con il mezzo in un gruppo altamente professionale e in futuro potranno aspirare al ruolo di presentatrice. Sono passati tanti anni da quando esserci, seppure in un ruolo silente o quasi, era per la Maltagliati o la Ciuffini un modo per affermare il diritto di accesso alle telecamere. Oggi le donne possono, come giusto e ovvio, aspirare a qualsiasi ruolo ed ottenerlo. Basta che lo vogliano e facciano delle scelte coerenti. Mi piacerebbe che le donne cominciassero, tanto per dire, a criticare le donne di cui non condividono le aspirazioni o le svolte professionali, rompendo il tabù dell’inviolabilità che le porta a scagliarsi esclusivamente contro il maschio dominatore. Il panorama è cambiato, servono osservatrici nuove.
14) La TV è ancora vista, secondo te, come un mezzo da non guardare (o da fare di nascosto) dai cosiddetti intellettuali? Se sì, come giudichi questo atteggiamento?
Snobistico. Perché quando gli intellettuali, da Beniamino Placido ad Alessandro Baricco, si sono avvicinati al mezzo e si sono sporcati le mani sono nate cose pregevoli. “Pickwik” rimane l’esempio più recente di programma che tentava di diffondere il virus della lettura, parlando di classici e non facendo markette editoriali.
15) Parliamo del linguaggio televisivo: hai collaborato con Rispoli e il grande professore Beccaria. Non ti piace l'eloquio di Bonolis, i suoi neologismi, ma chi secondo te maltratta di più la Lingua italiana, quali sono i vocaboli che vorresti fossero aboliti?
Più che altro Bonolis parla come se un attimo prima di andare in onda compulsasse il vocabolario alla ricerca di termini desueti, non si avverte sedimentazione nel suo eloquio. Le parole si dovrebbero scegliere per denotare o connotare ciò che si intendere esprimere, non per stupire. Bonolis s’innamora di formulette finto colte, che nella reiterazione diventano stucchevoli, e le ripete fino alla nausea di chi lo ascolta: “vecchio conio”, “qualora lo vogliate”, etc. In generale in tv si parla male, con grande scialo di attimini, aiutini, quant’altro, a me colpisce… Ci avete fatto caso? I fiumi ora esondano, nessuno si azzarda a dire che straripano. Davanti a un delitto è sempre giallo. Le frasi fatte denunciano una grande pigrizia linguistica.
-Chi ti sembra che usi un linguaggio almeno più decoroso in TV?
Per fortuna ci sono i virtuosi della lingua: Corrado Augias, Michele Mirabella, Enrico Mentana, Giuliano Ferrara, anche Bruno Vespa.
16) Lamenti una generale mancanza di idee e un ricorso continuo a format già esistenti. Mariano Sabatini che programma proporrebbe e a chi lo farebbe condurre?
Con Montale questo solo possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo… Non faccio l’autore, non più, né il direttore di rete. Ma voglio sbilanciarmi, diciamo allora che non realizzerei programmi culturali, metterei piuttosto cultura in tutti i generi televisivi. Cercherei di cooptare scrittori, artisti, intellettuali tipo Angelo Guglielmi nella realizzazione dei programmi. Chiederei a Virzì di inventare una fiction, a Benigni di pensare a un gioco sui libri, a Bergonzoni o ad Ascanio Celentini di scrivere un varietà. Farei più esperimenti, perché il male della televisione è la coazione a ripetersi a cui si condanna.
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