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domenica 10 ottobre 2010

Spegnere, l'ultima salvezza.

http://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_10/grasso-orrore-diretta_49ea98d8-d440-11df-8222-00144f02aabc.shtml
Ero piccola quando Alfredino Rampi cadde nel pozzo, ma ricordo ogni particolare della tragedia. La speranza, l'attesa, l'incredulità, il dolore, il temino a scuola. Grasso mette sott'accusa la TV dell'orrore e fa bene. Ripenso alla cronaca degli ultimi anni: Cogne, Erba, Novi. La partecipazione popolare è stata incredibile, ci siamo trasformati in detective, cercando particolari, dettagli, nuove rivelazioni. A che serve? A chi serve?
Sapere in quale posizione esatta si trova il cadavere, assistere ad interviste esclusive di parenti, spiare ogni gesto dei protagonisti che senso ha?
Dice giustamente Grasso che se anche la TV non continuasse a mandare immagini le cercheremmo su Internet, in ogni canale possibile. Perché ci siamo identificati, ormai. Ci sentiamo parte integrante del dramma e vogliamo sapere, tutto. E se non sappiamo ci lanciamo in ipotesi. Da discutere a pranzo, davanti a FB, mentre prendiamo caffé e cornetto al bar.
Lo stop è affidato alla nostra sensibilità, al nostro buon gusto, alle nostre scelte etiche. Ma se si vive in un'epoca in cui si aspetta con ansia la decima, undicesima serie del Grande Fratello per disquisire su quanto ci sia di vero o di costruito nelle confessioni di chi è sotto l'occhio della telecamera per tutto il giorno, come si fa a trovare il limite della decenza ed impedire che una tragedia diventi anche questa uno show?
Come si fa se siamo tutti presi da quest'ingranaggio malefico, dalla seduzione del pettegolezzo, dalla incapacità di renderci conto che ognuno di noi sta facendo la sua parte?
Ho visto cose in questi giorni che voi umani...Ho chiesto di non sapere, l'ho fatto con fermezza: mi continuano ad arrivare in posta privata link di pagine, articoli, e se anche li segnalo come spam non posso guardare la mia homepage senza trovare confessioni, ipotesi, giudizi, complimenti ai maghi che tutto avevano previsto, condoglianze, sospetti, dettagli dell'ultima ora, foto, video, ricostruzioni...
Certo, passerà. Certo, sapevo sarebbe accaduto. Ma la Tv, i giornali ed anche Internet, il mondo dell'informazione, insomma, dovrebbe aiutarci ad indirizzare le nostre scelte, non dovrebbe alimentare questo desiderio di spettacolarizzazione ad ogni costo.
Ci vorrebbe, forse, un codice deontologico da ridefinire; una presa di posizione ferma da parte principalmente del servizio pubblico; un basta detto da chi ha il potere di farlo. Ed intanto il nostro rifiuto a far parte di questo meccanismo. La differenza possiamo farla noi, spegnendo.

4 commenti:

  1. Sono d'accordo con te, Lara. Esiste una speranza residua ed è proprio quella di dire no al flusso delle notizie morbose. In fin dei conti nessuno ci obbliga a riceverle. Io in questi giorni ho sentito lamentarsi molte persone, ma poi queste sono le prime a conoscere ogni aspetto della faccenda. Temo che ci sia una costante antropologica che permane nella successione delle epoche: secondo me hanno ragione quegli studiosi che affermano che i media attuali svolgono la medesima funzione svolta dall'anfiteatro in epoca romana o dalle esecuzioni pubbliche e dalle gogne fino a poco tempo fa: soddisfare e allo stesso tempo sollecitare il desiderio di spettacoli crudeli insito nell'uomo. Ho l'impressione che da questo punto di vista l'uomo viva da sempre più o meno sotto lo stesso cielo.

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  2. Anch'io concordo con te, ma la vedo male che i giornalisti si diano un codice deontologico. In larga parte ci campano, sullo sbatterti le tragedie nel piatto a pranzo e a cena...
    Certo, c'è anche la complicità della controparte, l'utente televisivo che non vede l'ora di disquisire sull'orrore che vede in TV, rassicurandosi perché non sta in casa sua...

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  3. Ed io la vedo ancora peggio, Antonio e Lbadeth, perché il "Corriere della Sera" che ha pubblicato ieri questo bell'articolo di Grasso, oggi ci regala il verbale dell'interrogatorio.
    Ora, io che non voglio far parte di tutto questo, posso spegnere la TV ma i titoli dei giornali come faccio a non leggerli?

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  4. Ci si può sempre fermare ai titoli. Forse dovremmo essere già contenti di poter leggere su un giornale un articolo come quello di Grasso.
    Comunque in queste situazioni mi fa rabbia pensare che tutti quei politici o giornalisti che invocano la privacy quando si tratta delle loro faccende o di quelle dei loro amici giudicando inacccettabile che tutto finisca sui giornali per vicende come queste non dicano una parola. La vita dei mortali (ancora di più dei morti) non conta niente.

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