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lunedì 20 settembre 2010

Burqa. Tutto a posto.

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_settembre_20/burqua-sonnino-soluzione-compromesso-1703794991267.shtml

Tutto risolto: la signora all'ingresso mostrerà il volto. E' il risultato dell'incontro pacifico e chiarificatore tenutosi all'interno della scuola. Fuori donne manifestavano la loro solidarietà, indossando il burqa. Una protesta, evidentemente.
No, non del fatto che la signora non fosse presente all'incontro che la riguardava, non del fatto che non le fosse concesso di esprimere la propria opinione. Già, perché chi ha tranquillizzato tutti, ancora una volta, è stato il marito. Che ha deciso per lei. Ma questo non suscita alcuno scandalo.

3 commenti:

  1. Ora, se mi permetti di tediarti nuovamente e, partendo dal presupposto straribadito che la penso come te, vorrei passare alla questione importantissima che poni, che avrei affrontato prima se non impegnata nei miei sproloqui di "difesa".
    Fai benissimo a ricondurre l'attenzione su questo: Niente è a posto.
    Le donne che manifestano la loro solidarietà indossando il burqa, comunicano che è "un diritto" indossarlo. Peccato che loro l'hanno scelto, la signora no. Per la signora parlerà sempre il marito e da oggi in poi tornerà nel totale oblìo, ancora più opprimente poiché oblìo della coscienza di sé.
    Che fare? NOn dimenticare, prima di tutto.
    Dopodiché agire, nel concreto, nel lavoro, nella dialettica e nella cabina elettorale.
    Credimi, io provo a farlo, sempre.

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  2. Francesca, innanzitutto, non mi disturbi affatto. Anzi. Se qualcuno non mi avesse "tediato" quando strenuamente difendevo il diritto ad indossare il burqa non sarei stata spronata ad informarmi né oggi sarei qui dalla parte opposta.
    E i nostri punti di vista coincidono, perché anch'io mi chiedo che cosa ne sarà di quella donna (ma non solo di lei) adesso. Il titolo richiamava questo problema: accontentati tutti, ce ne dimentichiamo? Per questo continuo a far vedere una cosa che è lampante ma che non viene considerata: la signora non c'era a parlare. Aveva finalmente un'occasione per esprimere la propria opinione e non c'era. Me la prendo con chi ha manifestato fuori, ma anche con chi ha permesso che a dirimere la questione fosse il marito e non lei. In quell'incontro dovevano richiedere la sua presenza, non quella dell'uomo. Sia il sindaco che la preside. Ma nessuno vuole guai. La tranquillità della cittadina serve al sindaco per essere riconfermato nel suo mandato, alla preside per avere il suo buon numero di iscritti. Della volontà di quella donna non si sta interessando nessuno. Le donne che manifestavano fuori possibile che non si siano accorte di quell'assenza? Se sì, possibile che l'abbiano trovata normale?
    Lamento questo. Una grande occasione buttata al vento, sulla pelle di quella donna.
    Chiedere la sua presenza, la sua parola, aiutarla ad affermare il suo diritto ad esserci, era questa la solidarietà da esprimere. Se tutte indossano il burqa mandano il messaggio che è giusto metterlo, che bene fa suo marito a intabarrarla. Dovrebbe prendere così coscienza di essere vittima di una violenza? Non sono mai stata d'accordo con le plateali dimostrazioni della Santanché, non mi sognerei di strappare veli, di aggredire nessuno, vorrei solo che il problema fosse realmente inteso in tutta la sua gravità e si scegliesse di stare dalla parte della vittima, non del carnefice. Con fermezza.
    Quanto alla cabina elettorale: chi, oggi, fra i politici ha una posizione netta sul problema? Non vogliono, anche loro, guai. E tacciono. Colpevolmente.

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  3. Tutto condiviso in ogni punto! Da quello in cui sottolinei strenuamente che si è sottaciuto il vero problema, fino alla nota dolente della cabina elettorale (Che pesci pigliare? Boh!).
    Ripeto, fai bene a pungolare le coscienze quiete sulla questione.

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