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domenica 19 settembre 2010

Il no al burqa va gridato.

Ci sono questioni che mi lasciano davvero perplessa.
In una scuola dei bambini hanno manifestato la loro paura vedendo una signora accompagnare il figlio totalmente coperta; le madri chiedono che sia consentito almeno che si vedano gli occhi, per tranquillizzare i piccoli e credo anche loro stesse. Mi sembra legittimo, perfino banale. Non lo è. Le reazioni sono indignate: dov'è il rispetto per gli altri? Dove l'integrazione del diverso?
Confesso il mio stupore. Qualche tempo fa mi ero opposta con tutte le mie forze all'idea della legge che prevedesse il divieto d'indossare lo scafandro. L'avevo fatto in assoluta ignoranza, ero, cioé, convinta che quelle donne volessero essere coperte dalla testa ai piedi e, di fronte alla loro volontà, chi è lo Stato per imporsi?
 Ecco, non funziona esattamente così, la libertà dell'individuo non c'è. Quelle donne non hanno affatto scelto loro. Sono costrette dai loro uomini più che dalla religione in sé. Mi pare ancora una volta ovvio che, di fronte ad una simile violenza, si urli il diritto di quelle donne a non indossare il sacro scafandro. E mi sbaglio ancora una volta. Perché questo è un mondo strano.
Mi viene innanzitutto ribattuto che ALMENO la signora in questione viene fatta uscire dal marito che, intanto, al posto suo, rilascia interviste per rassicurarci che non c'è da aver paura e trattasi solo di un'usanza (grazie tante, lo indossi lui, allora); mi viene ricordato che esiste un Islam moderato; mi viene fatto notare che i bambini potrebbero allo stesso modo aver paura di un handicap fisico e quindi si instaurerebbe un clima di non tolleranza per il diverso. Tutto ciò ed altro ancora affannandosi a precisare il netto no al burqa.
Ora io mi chiedo nell'ordine:
1) Il marito almeno le permette di uscire? La signora, qualora fosse approvata la richiesta delle madri, molto probabilmente verrebbe chiusa in casa dal marito? E io dovrei accettare una simile barbarie? E' come se vedessi una donna con chiari segni di violenza sul viso e non denunciassi perché se no l'abusante potrebbe decidere di non farla neanche più uscire. Siamo alla follia? Alla connivenza con il carnefice? Al tacere e rendere una violenza socialmente accettata? Ci sono donne che, ogni giorno, preferiscono la galera piuttosto che assecondare la legge sul velo (alcune non vorrebbero indossarlo, capita): a queste donne la nostra accettazione di una simile barbarie, mentre stanno lottando per un diritto sacro, come la spieghiamo? O chiediamo anche a loro di star zitte perché ALMENO esistono?
2) Che cosa c'entra l'Islam moderato con questa pratica e perché viene richiamato ad ogni passo? Forse che quando ci scagliamo contro i preti pedofili ci sentiamo in dovere di precisare che, per carità, la Bibbia non è d'accordo sugli abusi e che conosciamo tanti cattolici brava gente il ciel li aiuti? Chi ha mai messo in dubbio che l'Islamismo è tutt'altro rispetto a questa barbarie?
3) Per quale motivo dovrei far accettare ad un bambino e far vivere come non pauroso qualcosa che non solo è realmente pauroso ma che ho dichiarato di non accettare? Se sono contrario alla lapidazione perché mai dovrei chiedere a mio figlio di non averne terrore e schifo? E che cosa c'entra la deformità fisica? Quella non è un'imposizione a cui posso ribellarmi, non c'è la possibilità di chiedere a chi porta un handicap di togliersi, cortesemente, la maschera e mi fa specie che possano essere accomunati due piani così distanti con assoluto disprezzo per la logica e l'etica.
Credevo che nel 2010 ci si potesse permettere di criticare una pratica che è violenta verso le donne. Credevo che le donne si sarebbero messe in prima fila per chiedere il rispetto di altre donne costrette al silenzio e all'invisibilità. Credevo che questi fossero i valori condivisi da chi si affanna a parlare di libertà, ma non avevo fatto i conti con il tollerantismo. Con l'idea, tutta nuova, che per mostrarsi di ampie vedute si debba accettare qualsiasi cosa.
Con l'idea, anch'essa tutta nuova, che dire no all'esportazione della democrazia debba coincidere con il sì all'importazione di barbarie.
Io non ci sto. Non sulla pelle di altre donne.

12 commenti:

  1. articolo meraviglioso....sono totlamente unita a tutto quello che hai scrittto,bast< tollerantismo.insegnamo ai bambini che nessuno può vietare la libertà di pensiero,parola,e nemmeno rilegare un volto in una gabbia...nessuno!!!!Nulla,sulla pelle di altre donne...noi,donne con donne..Denise

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  2. Per fortuna, amora, non siamo solo noi donne. L'intelligenza non ha sesso.

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  3. è vero,non ha sesso,per fortuna....maggiore solidarietà tra donne sarebbe un bellissimo traguardo,soprattuto in campagne e battaglie come questa,credo..

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  4. Mostruosa disonestà... E poi parlate di solidarietà fra donne, azz...

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  5. Francesca, scusami ma non riesco a vedere la disonestà: se me la indichi te ne sono grata.

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  6. Siccome non sei affatto superficiale ma molto intelligente, allora sei stata, in questo caso, disonesta.
    Chiariamo subito una cosa: l’articolo sopra è un chiaro attacco ai commenti del post che commenta l’articolo intitolato "Accompagna il figlio all'asilo in burqa. Bimbi spaventati dalla "maestra nera".
    E non fai certo parsimonia di termini poco lusinghieri.
    Quindi è mio assoluto diritto difendermi, soprattutto se gli attacchi si basano sul nulla.
    Questo articolo, dove enuclei indignata le supposte “idiozie” dei tuoi commentatori, dato che oltretutto aggiungi che l’intelligenza non ha sesso, negando chiaramente questa prerogativa a all’oggetto della tua indignazione (noi), dimostri di aver deliberatamente ignorato (e sta qui la disonestà) le prolisse spiegazioni che ti sono state date, in particolare da me, e che non volevano far altro APPROFONDIRE la questione insieme a te. Invece, tu salti a facili conclusioni attaccandoci come se fossimo noi il tuo nemico, trattandoci come omuncoli o donnette, pavide e pusillanimi.
    Di seguito, dato che qui lo spazio non lo consente, ti indico anche dove.

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  7. In particolare tu scrivi:"[...]mi viene fatto notare che i bambini potrebbero allo stesso modo aver paura di un handicap fisico e quindi si instaurerebbe un clima di non tolleranza per il diverso. Tutto ciò ed altro ancora AFFANNANDOSI a precisare il netto no al burqa". Prima di tutto, ciò che ti si è fatto notare, non mi è proprio una cazzata e soprattutto non vuol dire accettare qualsiasi cosa. Inoltre, il mio "affanno" è stato dato dal tuo continuo ignorare il mio NO al burqa. E' la prima cosa che ho scritto, nel primo commento. Come volevi che mi scandalizzassi? Urlando con lo stampatello maiuscolo? Mandando affanculo il burqa? Facendoti l'eco a ogni rigo che scrivi? Ringhiando come il tuo cane da guardia? Non credo e, oltretutto, non ho bisogno di accodarmi ai tuoi ammiratori per dimostrare a chissachì che sono indignata per ciò che il burqa rappresenta.

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  8. Infine scrivi:"[...]Credevo che questi fossero i valori condivisi da chi si AFFANNA a parlare di libertà, ma non avevo fatto i conti con il TOLLERANTISMO. Con l'idea, tutta nuova, che per MOSTRARSI di ampie vedute si debba accettare qualsiasi cosa". Anche queste frasi sono deliberatamente mistificatorie e offensive. NON è una posa da MOSTRARE il mio tentare un dialogo con le altre culture (è anche il mio lavoro quotidiano, nelle classi sovraffollate e multietniche d Milano). Oltretutto, ho riferito delle mie esperienze, nelle quali anche il più sprovveduto (per non dire imbecille) capisce che, nel mio piccolo, lotto per l'emancipazione e, soprattutto, per la solidarietà femminile.
    Sei intelligente e coraggiosa, non puoi non capire quello che sto scrivendo e attribuirmi buonismi fasulli o, peggio, una sorta di passività nell'accettare qualsiasi cosa. Non l'ho mai fatto in vita mia e, come vedi, non lo sto facendo neanche ora.
    Ciao

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  9. Francesca, io gradirei una cosa : se un'accusa mi deve essere rivolta che sia quella giusta. Ho riportato qui una discussione esplicitando i punti di vista diversi dai miei. Do la possibilità di intervenire a tutti consentendo di postare in modo anche anonimo qui e su FB anche senza essere fra i miei contatti. Non cancello mai ma argomento. L'ultima accusa che merito al mondo è di disonestà.

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  10. Io non accuso, mi difendo. E poi, semmai, come ho precisato, la disonestà è riferita solo a questo specifico caso. Se ho usato un termine troppo forte, me ne scuso, ma non cambia il fatto che mi sono sentita alquanto presa per i fondelli. Hai riportato i diversi punti di vista, sì, ma mettendoli quasi in ridicolo: la questione del rischio di intolleranza per il diverso, in questo e altri Paesi, è altissimo e non è cosa da bypassare così, o peggio, vederci come hai fatto tu, una specie di "posa sinistroide" che nasconde un'inedia colpevole e indifferente. Quindi attenzione a coniare certi neologismi.
    Inoltre, la prima cosa che ho scritto, molto chiaramente, nel mio commeto è stata: "Sì, Lara, l'obbligatorietà imposta del burqa, pena le frustate, è inaccettabile". Poi aggiungo le considerazioni su come secondo me poteva essere affrontata la questione dalla mamme terrorizzate. E tu mi rispondi:" Dammi una ragione per accettare il burqa! Una!" oppure "Praticamente state dicendo che bisogna accettare la barbarie! Ho paura del tollerantismo". Andiamo, per favore, non sono io il bersaglio da colpire.
    E per favore, ora vorrei abbandonare questo inutile spreco di energie. Ti ho manifestato sopra, nel post "Burqa, Tutto a posto", tutto il mio appoggio.
    Ciao

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  11. Francesca, non discuto la tua legittimità a ribadire o a chiarire le tue posizioni (che, oltretutto, sono largamente coincidenti con le mie), mi sono limitata a non trovare giusto essere definita disonesta. Grazie per esserti scusata. Allo stesso modo, se hai avuto la sensazione che ti ponessi in ridicolo ti posso assicurare che non era nelle mie intenzioni; se ti sei sentita ferita mi spiace sinceramente.
    Bacio.

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  12. Anche a me dispiace essermi fatta prendere la mano dalla "fregola" usando un aggettivo che non ti appartiene.
    Bacio anche a te

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